Le motivazioni

Negli anni recenti si è registrata una notevole casistica di eventi di crollo in roccia coinvolgenti volumi elevati in ambienti di alta quota (>3000 m slm) (Brenva, 1997; Grandes Jorasses, 2002; Cervino, 2003; Punta Thurwieser, 2004; Drus, 2005). L'apparente maggiore frequenza di tali eventi in periodi caratterizzati da situazioni climatiche particolari, con zero termico a quote elevate per periodi continui e prolungati, permette di ipotizzare una possibile correlazione tra le stesse condizioni climatiche e gli eventi di crollo, legata in particolare alla degradazione dello stato termico definito "permafrost" (T inferiori a zero in modo continuativo per almeno due anni consecutivi) che interessa gli ammassi rocciosi in alta quota.
Se tale correlazione fosse verificata, gli scenari climatologici elaborati a livello globale (Cfr. Intergovernmental  Panel on Climate Change), che prospettano in generale un incremento delle temperature in particolare a carico dell'emisfero boreale e delle aree alpine, farebbero presagire un incremento della frequenza e dell'entità di tali crolli, con conseguente aumento delle condizioni di pericolosità nelle aree di alta montagna e possibili ripercussioni sui fenomeni geomorfologici anche alle quote più basse.
Ad oggi, i progetti di ricerca sui rischi naturali in montagna hanno considerato solo in modo marginale le dinamiche legate all'ambiente glaciale e periglaciale, che al contrario, in relazione agli scenari di cambiamento climatico, assumono una rilevanza sempre maggiore.
In termini di previsione e gestione dei rischi naturali, infatti, l'estensione delle aree soggette a permafrost nei territori alpini e la forte sensibilità del permafrost stesso al cambiamento climatico rendono indispensabile la valutazione delle possibili conseguenze del riscaldamento e la comprensione dei fenomeni legati all'instabilità delle pareti rocciose.
Il progetto Permadataroc è stato ideato nell'ambito del programma Interreg ALCOTRA per rispondere a tale esigenza, attraverso la ricerca di basi metodologiche per affrontare le complesse relazioni tra clima e stabilità dei versanti soggetti a permafrost. La ricerca si e articolata nelle seguenti azioni: (i) raccolta ed elaborazione statistica di dati sugli eventi di crollo in quota; (ii) misura e  modellazione dello stato termico interno agli ammassi rocciosi e relativa evoluzione; (iii)  studio delle deformazioni degli ammassi rocciosi in quota, su settori riconosciuti attivi o potenzialmente attivi; (iv) messa in comune e  divulgazione delle conoscenze.
Gli obiettivi del progetto sono quindi stati:

  • promuovere ed organizzare lo scambio di competenze, conoscenze e di professionalità fra ricercatori, tecnici e gestori delle regioni interessate;
  • mettere a disposizione dei gestori del rischio in montagna delle procedure per la scelta e l'attuazione dei metodi e degli strumenti più adatti per il controllo delle pareti che presentano indizi di recente attività gravitativa;
  • approfondire la conoscenza del rischio legato all'evoluzione del permafrost in ambiente periglaciale; definire delle strategie comuni di cooperazione e di intervento sul tema della dinamica del permafrost ; definire standard di riferimento comuni che possano essere utilizzati dalle altre regioni di montagna dell'arco alpino;
  • installare sistemi di monitoraggio e gestione comuni; monitoraggio della stabilità e dei regimi termici delle pareti rocciose.